INGREDIENTI:
- Roma;
- Giacomo e Rebecca, giovani sposi;
- Chuppah;
- Tradizione.
(Dedicato a due cari
amici)
I
miei nonni si stabilirono in Italia, a Roma, dopo la seconda guerra mondiale.
Sono cresciuto e pasciuto nel “ghetto”,
ma oggi vivo in centro. A proposito: mi sono sposato da poco. Mia moglie (bellissima
davvero, non potete averne un’idea) si chiama Rebecca. E’ vero non esiste nome
più ebraico di questo, ma neanche persona che sia più cattolica.
La
verità è che dopo averla conosciuta mi sono convertito anche io:
-Yacov!-
tuonò mio nonno quando lo seppe – Stai tradendo i tuoi padri…
-Nonno,
io ho un solo padre.
-I
tuoi insegnamenti… Mosè!!!
-Ma
nonno… lascia che Mosè riposi in pace, credi davvero gliene freghi qualcosa di
me? Ascoltami, non dimenticherò nulla degli insegnamenti che mi avete dato. Li
porterò nel mio cuore, sono parte di me e della mia vita, solo li leggerò sotto
una luce diversa.
Mio
nonno non mi parlò per un mese. Credo che abbia persino pianto. Mi immagino che
abbia trascorso lunghe notti insonni a pregare per me.
Poi ha accettato il fatto.
Poi ha accettato il fatto.
-Ascoltami!
Se come tu dici manterrai dentro di te le nostre tradizioni, spero almeno che
ti sposi secondo il rito ebraico…
-No,
lo farò secondo il rito cristiano.
-Cazzo!-
esclamò arrabbiatissimo.
Credo che se avesse potuto mi avrebbe fatto a fettine sottilissime con un coltello da macellaio.
Credo che se avesse potuto mi avrebbe fatto a fettine sottilissime con un coltello da macellaio.
-Ma
allora cosa rimarrà di me in te?- Scoppiò a piangere di nuovo.
Un
paio di giorni più tardi in occasione del mio battesim-comunion-cresima, un sacramento istituito
apposta per casi speciali a quanto pare, chiesi al sacerdote se potessi
introdurre nel matrimonio uno dei riti tipici della mia cultura. Con mio grande
stupore, e nel rispetto dell’integrità psicofisica di mio nonno, mi rispose che
in effetti, pur non essendo molto praticato oggi, i primi cristiani mantennero
nel giorno del matrimonio un’usanza tipicamente ebraica: l’uso della Chuppah.
“La
Chuppah è un manto che viene posto sul capo degli sposi a mo’ di baldacchino.
Esso simboleggia la creazione, nel momento del matrimonio, di un nuovo focolare
domestico sacro. I quattro lati del manto infatti rappresentano delle mura che
però non sono chiuse ma aperte (simbolo dei valori di ospitalità e
accoglienza). Se ci fate caso poi, il manto copre gli sposi dall’ alto così come fa la
benedizione di Dio”.
Decisi
di non dire niente a mio nonno. Volevo fargli una sorpresa.
Il
giorno del matrimonio Rebecca era magnifica.
Nel vederla dimenticai ogni cosa
avessi imparato e ripetuto, le parole del rito, tutto! Quando arrivò da me, anziché baciarle la fronte, la baciai sulle labbra. Lei
arrossì ma sorrise, mentre il prete ci ricordava che quello non era ancora il
momento.
Prima
della fine della celebrazione, si compì il rito della Chuppah e poi
baciai la sposa (di nuovo).
Durante
i festeggiamenti al ristorante, andai da mio nonno.
Da
lontano vidi il suo sguardo severo e orgoglioso seguirmi mentre mi avvicinavo.
-Nonno!
Allora, pensi che Mosè abbia gradito?
Prima
corrugò la fronte, ma poi non potendo più trattenersi scoppiò a ridere.
-Sei
un cristiano! Lavati la bocca col sapone prima di parlare di Mosè, insolente!
Mi
abbracciò forte.
-Cristiano
o ebreo, tu sei mio nipote. Viviti l’amore perché Dio è amore. Chiediti cosa
sia, indaga sulla sua realtà, prega perché ti sia insegnato ogni giorno ad
amare di più.
Sai
una cosa? Sono felice per te. Ho piantato un seme in mio figlio, e mio figlio
lo ha piantato in te. Ma è stato Dio a irrigarlo, solo fa lo stesso con i tuoi
figli.
Mio
nonno aveva ragione. Avrei seguito i suoi insegnamenti. Ogni tradizione ne ha
uno di base, e se le tradizioni possono contaminarsi fino ad estinguersi del
tutto, ciò non vale per gli insegnamenti che le sostengono.
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