Odori, profumi, aromi e sapori… Quante volte ci riportano con la mente in luoghi lontani, passati recenti o remoti, in desideri futuri? E poi capita di perdersi in un mare di ricordi, sentimenti, emozioni e sensazioni; di cominciare a immaginare trovandoci in un labirinto di fantasie dal quale nessuno vorrebbe più uscire. Perché allora non condividere tutto? L’idea è quella del “viaggio attraverso i sapori!”, ossia attraverso un ingrediente o la ricetta di un dolce riscoprire il luogo della sua origine, indagare sulla sua storia fino ad inventarne una nuova. Così la passione per il viaggio e per il racconto, si mescola agli elementi della buona cucina. Sei una buona forchetta e hai la valigia sempre pronta? Vieni e confrontati con le nostre idee!

mercoledì 21 novembre 2012

Napoli Anni '60

INGREDIENTI:

  • Napoli;
  • Una madre, un padre e i rispettivi figli;
  • Pranzo domenicale;
  • Domenica in famiglia.


Anni sessanta. I protagonisti del pranzo domenicale di solito sono tre: la madre che è anche la cuoca, il padre nelle vesti del lavoratore stanco, e i figli.

PARTE 1: LA MADRE
Alle sei del mattino di una domenica di novembre, il cielo si tinge appena di celeste. In casa le persiane sono calate fino al pavimento, con le fessure tappate per il freddo. La madre si sveglia, indossa le sue pantofole comode e una vestaglia calda di flanella. Entra in cucina, chiude la porta, accende la luce e innanzitutto prepara un caffè. Il primo di una lunga serie, quello che gli è necessario per cominciare la giornata. Ormai sveglia prende possesso del suo regno: alza il coperchio del pentolone in cui la sera precedente aveva cucinato il ragù, e lascia che il profumo del sugo impregni le sue idee  e le apra la porta dell’estro culinario. Allora frettolosamente comincia a mettere dell’ acqua in un altro grosso pentolone, lava bene le patate dal terreno che ne ricopre la buccia, e poi le versa dentro. Una volta bollite, verranno pelate e schiacciate per farne l’impasto di ottimi crocché. Dalla finestra si sente gridare: “Caldarroste!”. Tutte le vocali di quella parola sono prolungate dalla voce tenorile del venditore ambulante. “Un kilo per favore”, la mamma fa la sua ordinazione. Una parte le lesserà per darle in pasto alla prole a colazione, una parte le arrostirà per servirle dopo pranzo, o sarebbe meglio farne un dolce? 
Prende dalla dispensa farina, olio, uova e sale. Comincia a impastare: dev’essere veloce perché in poco  tempo si sveglieranno i bambini e avranno bisogno del tavolo per fare colazione, ma la pasta fatta in casa è un must nel giorno di domenica.
Ne fa un panetto, e lo lascia riposare. Nel giro di un paio d’ore prenderà la forma di centinaia di tagliatelle. Prende il fiordilatte dal frigo, e ne fa dei cubetti, frigge le melanzane per la parmigiana, comincia a sbattere una decina di uova. Alcune andranno nelle melanzane, il resto serviranno per la mozzarella in carrozza.
“Buon giorno mamma, hai comprato le castagne?”. Il primo figlio si sveglia. Ha ancora gli occhi gonfi per il sonno e di sicuro una gran voglia di dormire, ma deve aver sentito l’ordine alla finestra di qualche minuto prima, e così si sarà svegliato per la paura che i suoi fratelli divorassero tutte le castagne prima di lui. “Siediti e fai colazione, dopo andrai a messa”. La mamma gli serve il latte col caffè e le castagne lesse. Dopo di lui si alzano altri quattro marmocchi, pigolanti come pulcini affamati. La mamma li serve tutti.

PARTE 2: IL PADRE
Ore dieci del mattino. Si sveglia. La settimana appena terminata è stata particolarmente stancante, ma per fortuna si è venduto molto. E’ arrivata la 
domenica e alle due e mezzo del pomeriggio sarebbe cominciata la partita del Napoli. Il capofamiglia si alza dal letto. I profumi della cucina lo portano dalla sua
regina. La saluta con un bacio sulla fronte, fa colazione anche lui e poi si va a lavare.
Con l’acqua calda cancella la stanchezza del lavoro settimanale, il sapone da un tono nuovo alla sua pelle. Esce dalla vasca e si rade la barba. “Oggi è domenica”. Con un pettine a denti stretti, divide i capelli ancora umidi in due sezioni, perfettamente divise da una riga bianca. Si spalma il viso col dopobarba e poi esce dal bagno, portando quel profumo di pulito innanzitutto a sua moglie. 
“Vado dal pescivendolo. Hai voglia di cozze e gamberoni? Dirò ai piccoli di aiutarti a pulirle, mentre io monderò le spigole”. La moglie accetta di buon grado perché quello del giorno è un pranzo speciale. “Papà voglio venire con te”. Di lì a mezz’ora sono al mercato del pesce. Le voci e le grida si confondono:  “Spigole, cefali, merluzzi, e baccalà”, da un lato un venditore mette in mostra i suoi crostacei: granchi, aragoste, ma anche vongole, ostriche e cozze. “Ne compro due chili, datemi anche cinque spigole e altri tre chili di gamberoni. Belli grandi e freschi! Mi raccomando fatemi fare una bella figura con mia moglie”. Il pescivendolo rassicura l’acquirente e gli serve quanto richiesto. Il profumo di quell’ambiente dà l’acquolina, padre e figlio immaginano il momento in cui mangeranno tutto.

PARTE 3 I FIGLI:
Le campane del mezzogiorno suonano festose. “Farete tardi a messa!” Li rimprovera la madre. I più piccoli di malavoglia rispondono: “ E perché non vieni anche tu?”
“Ci andrò più tardi e non essere insolente altrimenti niente dolce per te”.
La messa dura un’ora e mezza circa. In chiesa i bambini incontrano il loro zio preferito: “Zio, zio, zio!”. “Chi vuole venire con me a comprare i dolci?”, quello stesso zio sarà ospite della loro famiglia con la moglie, a pranzo.
Non c’è scampo. I bambini entrano tutti in pasticceria. C’è una fila da rispettare, ma l’attesa vale la soddisfazione. Al momento del loro turno, l’indecisione regna: lo zio ha detto che possono scegliere due paste ciascuno. Choux con crema di limone, o caffè? Crema pasticciera o cioccolato? “E cosa sarà quel dolcetto nuovo che non ho mai visto con la crema rosa? Forse sarà meglio prendere il solito cannolo siciliano, una testa di moro e un babà”. “Io voglio…vediamo…una zuppetta e una crostatina con le fragole”. “Io volevo la crostatina, adesso devo cambiare dolce!”. Insomma dopo più di mezz’ora la scelta migliore è stata quella di mettere nel vassoio un dolce per ogni tipo. Poi si ritorna tutti a casa, e quando si entra il profumo della cucina travolge i sensi: accentua il gusto, allieta l’olfatto, stimola il tatto, rallegra la vista.
Tutti si mettono a tavola in attesa. Il pranzo della domenica sarà servito di lì a poco.


Il Turista Goloso

Premiazione Contest: Pranzo Domenicale

Vincitore nonchè unico partecipante:

Andrea Zibaldo

Menù:

Aperitivo di apertura alcolico e analcolico per i più piccoli, con fettine di Casatiello napoletano e tagliere di salumi e formaggi stagionati accompagnati da marmellate fatte in casa (feoja e cotogne) e/o mieli aromatici.

Pasta fatta in casa con ragù napoletano di carne (tracchie, salsicce, braciola di cotica e braciola di carne)

Secondo composto di assaggi della carne al sugo del ragù e carne con patate e "pepaccelle" (peperoni conservati sotto aceto)

Contorni sfiziosi di parmigiana di melanzane dorate e fritte rigorosamente "mpurpate" con sugo del ragù, crocchè di patate detti panzerotti, julienne di melanzane e zucchine infarinate e fritte con scaglie di parmigiano e insalata verde per mantenere la linea :D.

Momento conclusivo da "spass": noccioline,arachidi, mais tostato, pistacchi, ceci tostati ecc.

Frutta di stagione a richiesta

Dolce, "uantier" di piccola pasticceria e dolce eventualmente preparato in casa (in questo caso cheesecake al limone)

Caffè (perennemente amaro perché preso dopo il dolce), grappa e/o amaro e/o limoncello fatto in casa

Il tutto bagnato da Vino rosso aglianico fatto in casa, acqua naturale e acqua minerale.

Foto:


Inoltre la soluzione al film che abbiamo pensato riguardante il cinema napoletano ed il pranzo della domenica è: Sabato, Domenica e Lunedì, commedia del 1959 di Eduardo De Filippo.

Indovinando anche il film, Andrea si aggiudica anche questi 2 punti per un totale di 7 punti.

Inoltre il nostro scrittore Pasquale in occasione di questo Contest ha voluto creare un racconto che potrete leggere cliccando qui (link del racconto).

sabato 17 novembre 2012

Pavlova - NUOVA ZELANDA

SOFFICE E DELICATA COME UNA BALLERINA
(Sfida di Andrea Zibaldo)


Storia:


Australia 1910
Anna Pavlova, ballerina russa, morì prematuramente per una pleurite, durante una tournée in Australia dove fece invaghire il pasticcere dell'hotel presso cui era ospite. Ogni sera il pasticcere preparava dolci meravigliosi, per stupirla attraverso l'unica cosa che poteva e sapeva fare, e in questo modo le dichiarava il suo amore che rimase però sempre segreto. Quando seppe della sua morte, inventò questa torta per commemorarla: la meringa rappresentava la sua leggerezza, la fragilità e le fragole e i lamponi, con il loro colore rosso, la malattia che l'aveva spenta. Ad oggi infatti l'originale Pavlova è realizzata con soli questi due frutti ma in qualunque periodo vi troviate potrete utilizzare i frutti di stagione che più vi piacciono.



Ricetta:

INGREDIENTI:

  • 1 cucchiaio di aceto di mele (o di vino bianco) 
  • 2 g di cremor tartaro
  • 15 g maizena
  • 1 g sale
  • 6 albumi d'uova (200 g circa)
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 400 g di zucchero semolato (possibilmente extrafine)
  • 300 g di panna fresca da montare
  • frutta di stagione per guarnire

PROCEDIMENTO:

Montate a neve con le fruste o col robot da cucina gli albumi con il sale. Inserite il cremor tartaro nello zucchero e a pioggia inseritelo negli albumi continuando sempre a montarlo con le fruste.
Montate per circa 10 min fin quando, alzando le fruste, la meringa risulta essere ben compatta e crea il cosiddetto "becco" per vedere la foto clicca qui).
A questo punto incorporate la maizena, la vaniglia e l'aceto con movimenti dal basso verso l'alto (per non smontare il composto).
Create dei piccoli contenitori come nella foto oppure un'intera meringa ed infornate a forno preriscaldato a 100°C per circa 2 ore e mezza 3 ore avendo l'accortezza di tenere aperto con un cucchiaio di legno il forno, in modo tale che l'umidità fuoriesca durante la cottura ed il prodotto si asciughi per bene. Completato il tempo di cottura fate raffreddare completamente sempre nel forno.
Ora riempite le meringhe con panna montata e guarnite con frutta fresca di stagione.


ENJOY!!!

Il Turista Goloso

Il blogger della notte

INGREDIENTI:
  • Wellington;
  • Andrew;
  • Zaino con il minimo necessario;
  • Desiderio di viaggiare.


Io lavoro di notte. 
No, non siate così sciocchi! Non fraintendetemi, il mio mestiere non è il più antico del mondo, anzi se possibile, è uno dei più recenti in assoluto: sono un blogger.
Perché lavoro di notte dunque? Domanda lecita. Vi spiego: io racconto la mia città nella sua veste oscura, quando il sole cala per essere chiari. 
Da quel momento esco dal mio appartamento, prendo il mio zaino, la mia bici e poi… la città è mia! A proposito, mi chiamo Andrew molto piacere.
Cosa ci metto nello zaino? Beh, io dico “l’indispensabile” ma probabilmente dipende solo dai punti di vista. Dunque… allora quasi sempre porto con me una macchina fotografica, una penna e un block-notes (mi servono per segnare le coordinate delle strade in cui scovo le mie storie), una torcia (non tutte le strade sono ben illuminate), un termos con del caffè (a volte la notte può essere molto lunga) e una bottiglia d’acqua. 
Nulla di più. L’indispensabile no?
Perché la bici e non un altro mezzo? 
Beh, diciamo che la bici fa molto più "avventura".
Quello di cui vi parlo non è solo il mio mestiere. E’ anche un gioco, una sfida con me stesso, un’ evasione bisettimanale (si esco solo due volte a settimana per evitare l’incombere del vampirismo nella mia vita sociale), un viaggio! Anche se inteso diversamente dal suo significato tradizionale. Insomma, una bici richiede forza fisica, sudore e in più mi permette di andare abbastanza lento da osservare gli angoli della mia città, e abbastanza veloce da correre in caso di pericolo, anche se fino ad ora, per fortuna,non ne ho mai avuto bisogno.
Com'è nata quest'idea? Ok, ho capito, vi ho incuriosito.
Adesso vi racconto tutto. 
Sono cittadino neozelandese, vivo nella capitale del mio Paese, Wellington per la precisione. E’ una tranquilla città portuale, ha degli scorci magnifici. E’ moderna e antica insieme, dovreste visitarla e in più la gente qui è molto affabile, vi piacerà.
Dunque come dicevo… ah si! Allora una notte rincasavo da un'uscita tra amici, erano circa le due, quando nei pressi di casa mia incontro un tipo che piangeva disperatamente. Lo osservai da lontano per non turbarlo più del necessario. Attaccava ossessivamente dei volantini sui muri e sui pali della luce situati nei pressi del mio appartamento. Quella scena m’incantò e così decisi di aspettare che quell' infelice andasse via dalla mia zona, per poi poter cogliere uno dei volantini e capire il motivo del suo dolore. Quando ormai terminò di tappezzare la parete esterna del mio palazzo e fu lontano, lessi su uno dei fogli le seguenti parole… Beh, adesso non le ricordo con precisione, ma più o meno facevano così:
“Mi chiamo Tizio e di cognome faccio Caio. Ho 32 anni e per un anno ho 
ripetutamente tradito la donna migliore della terra. L’ho tradita per paura e gelosia e l’ho fatto con la donna peggiore del mondo. Ho già chiesto perdono a mia moglie, ma non ho avuto il coraggio di ascoltare la sua risposta. Vorrei solo che lei sapesse, che so di essere l’uomo peggiore dell’universo, che non la merito perché sono un idiota, ma che la amo e che se morirò di dolore per non poterla più riavere, sarà una giusta punizione per me”. Insomma, una lettera strappalacrime. Di sicuro la moglie del poveraccio doveva vivere nel mio stesso condominio. Tornai a casa con uno dei volantini. Mi aveva colpito e l’avrei conservato. Ma sapete che? Di mattina lavoro come impiegato, e il mio ufficio è piuttosto lontano da casa, così quasi sempre esco al mattino presto, alle sei. Quando quel giorno uscii, non potei credere ai miei occhi: tutti i volantini erano scomparsi! La nettezza urbana  aveva fatto pulizia. 
Devo aver imprecato qualcosa come: “Cazzo, merda!” o non so che.
Il fatto è che ci rimasi malissimo. 
Pensavo: "Come avrebbe fatto allora il povero “idiota” a recuperare con sua moglie?". Così decisi. Avevo già un blog in attivo, pubblicai lì il volantino che avevo strappato, chiamando il pezzo “Racconto di notte”. Poi feci delle fotocopie e le distribuii in tutto il condominio, lasciando i fogli attraverso le fessure delle porte. 
Ecco: da qui è nata l’idea. Se non fosse stato visto da me, chi avrebbe aiutato quel giovane? La sua unica pecca era quella di aver pensato fosse meglio agire di notte. E quante cose accadono di notte senza che nessuno lo sappia? Moltissime! Una di queste ho assistito a una rapina sventata da un vecchietto affacciato ad un balcone, “L' eroe alla finestra”, così intitolai il pezzo che gli dedicai. Un’altra notte vidi la scena di un uomo che si lanciava col paracadute dall’ultimo piano di un grattacielo nel centro della città. Due settimane di carcere. Se le beccò a causa della pubblicazione di una sua foto sul mio blog. Aia, quella non fu una grande idea… Però insomma! Mi avete capito. Quando si abbassa il sole, quando la luce scompare nel mare, e il cielo si tira addosso la sua coperta blu notte per riposare, allora io prendo le mie cose, e parto all’avventura. Pedalando sento l’aria fredda pizzicarmi il viso, godo delle luci di notte della mia città, della libertà di girovagare per strada senza il pericolo delle auto. Faccio strane conoscenze, osservo immagini nascoste agli occhi di chi dorme, sento odori e sensazioni diverse da quelle che si avvertono col sole. Sono il Batman dei blogger! Sono il Grande Fratello della mia città! ... ok, non sono nessuno. Sono un semplice blogger, ma sapete? Per ogni post pubblicato conta dalle 200 alle 300 visualizzazioni e non è niente male per uno come me. In più questa avventura mi appassiona ogni giorno di più. Penso che continuerò a raccontare storie finché la mia città avrà da offrirmene. 
Storie celate agli occhi dei dormienti si intende…


Il Turista Goloso
(sfida di Andrea Zibaldo)

martedì 13 novembre 2012

4° Contest - Il Pranzo Domenicale

Carissimi gareggianti,
con questo contest vogliamo riportarvi a una famosa tradizione della città in cui vivete: 
                                                       

IL PRANZO DOMENICALE



E' innegabile quanto sia importante, se non fondamentale, per noi napoletani ma anche in altre parti d'Italia nel giorno della domenica, godere di un pranzo a regola d'arte... 
Dunque la gara consiste nell'inviare al nostro indirizzo di posta robinandpask@gmail.com il menu del vostro pranzo domenicale, accompagnato da una fotografia della vostra tavola apparecchiata nel giorno in questione.
Saranno giudicati come migliori i menu più rappresentativi della vostra tradizione.
Per quanto riguarda le foto, saranno giudicate come migliori quelle rappresentanti la tavola più artisticamente imbandita (con stoviglie coordinate nei colori, e nelle posizioni in cui sono messe) sulle quali deve trovarsi almeno uno dei piatti contenuti nel menu.
I menu e le foto devono essere inviati entro e non oltre la mezzanotte di lunedì 19 Novembre così che martedì 20 giudicheremo e mercoledì 21 premieremo.
Al primo classificato verranno assegnati 5 punti, al secondo 4 punti e al terzo 3 punti. A tutti gli altri gareggianti saranno assegnati 2 punti per la partecipazione.
MA NON E' FINITA QUI!!! 
Per chi volesse guadagnare ulteriori 2 punti, c'è la possibilità di indovinare il titolo del film che noi autori abbiamo pensato, e che è tipico della tradizione cinematografica napoletana e che tratta anche del pranzo domenicale.

PARTECIPATE E DIVERTITEVI

Il vostro Turista Goloso

lunedì 12 novembre 2012

Clafoutis - FRANCIA

UN, DEUX, TROIS, BON APPÈTIT!

Storia:

Partendo da Bourges e spingendosi verso il sud, si estende la regione del Limousin, la seconda meno popolata della Francia, dopo la Corsica. Una regione ricca di storia, cultura, di vasti pascoli dove si ammirano le grandi mucche rossastre con cui si produce la carne per la quale è famoso questo posto.
Ma non solo.
Qui nasce uno dei dolci più popolari del Paese, la cui fama si è estesa anche fuori dei confini: il Clafoutis, la cui origine si perde nel tempo, come se fosse sempre stato lì. Il suo nome deriva dalla lingua "occitan", dalla parola clafotis, del verbo clafir, che vuol dire "riempire" (la pasta di ciliegie). Un'altra corrente invece, indica come origine del nome il verbo dell'antico francese claufir, dal latino "clavo figere" che significa fissare con i chiodi, in relazione alle ciliegie che farebbero da chiodi fissati nella pasta.
Qualunque essa sia l'origine del nome, si tratta di un dolce semplicissimo, fatto preferibilmente con ciliegie nere tipo "bigarreaux" infornate in una pasta che somiglia molto a quella delle crêpes, farina, uova, latte, zucchero...
Per i puristi, la riuscita di un buon Clafoutis risiede nel nocciolo, infatti, è consigliato di non snocciolare mai le ciliegie, poiché in questo modo, conserveranno meglio il loro sapore e il loro succo non rovinerà la pasta.
Anche se il termine Clafoutis oggi viene usato anche per le declinazioni con altra frutta o persino in versione salata, in origine qualsiasi Clafoutis che non contenga ciliegie dovrebbe prendere il nome corretto di "Flongarde". Passata la stagione delle ciliegie, la stessa pasta si usava riempita a sua volta di pere o mele di produzione locale e perdeva dunque il suo nome originale.
Le ricette sono varie, cambiano in dosi e alcuni mettono del burro fuso nella pasta, ma gli ingredienti di base sono sempre gli stessi.

Ricetta:
INGREDIENTI:
  • 2 cucchiai di brandy
  • 200 ml di latte
  • 1 bustina di vanillina
  • 500 g di ciliege (se preferite denocciolate)
  • 1 pizzico di sale
  • 100 g di zucchero semolato
  • 90 g di farina
  • 3 uova 

Per la finitura:
  • Grappolo di ciliege fresche
  • Zucchero a velo

PROCEDIMENTO:

Accendete il forno a 180°C, imburrate leggermente una pirofila dai bordi bassi (dalla capacità di un litro abbondante), e cospargetela di zucchero.
Sbattete in una terrina le uova con lo zucchero, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso uguale al doppio del volume iniziale; aggiungete la vanillina e poi setacciate la farina incorporandola bene, con un cucchiaio di legno, al composto.
Aggiungete poco alla volta il latte, mescolando delicatamente, e il Brandy. Versate nelle terrine la pastella ottenuta e distribuite uniformemente le ciliegie sul composto premendole leggermente nella pasta: infornate per 40-45 minuti, finché il Clafoutis non sia diventato soffice e ben dorato.

A cottura avvenuta, togliete il Clafoutis dal forno e spolverizzatelo con lo zucchero a velo guarnendo con ciliege fresche. Servitelo tiepido.

ENJOY!!!



Il Turista Goloso

Come funziona la mente di uno scrittore

INGREDIENTI:
  • Strasburgo, ponte sul Reno;
  • Angélie, scrittrice esordiente;
  • Grammofono;
  • Sensazioni.


-Come funziona la mente di uno scrittore? Ogni cosa parte da una sensazione. Cos’è una sensazione? Se pura, è un riflesso incondizionato.
Angélie tentava di ricordare le parole del suo professore di scrittura creativa. 
Era studentessa di letteratura all’Università di Strasburgo:
-Un riflesso incondizionato è generato da un’immagine, un suono, un profumo, un sapore… qualcosa che impercettibilmente, senza volerlo, libera il subconscio dalla prigione della ragione. Non intendo fare riferimenti freudiani alla sfera sessuale, mi riferisco piuttosto ai ricordi, ai sentimenti: quella quantità di elementi intangibili che la nostra mente chiude in piccoli cassetti di legno cesellato, perché inutilizzabili per la vita pratica di ogni giorno. Mi spiego meglio: Che se ne fa un avvocato del ricordo  dell’ansia per il giorno della sua prima comunione? Eppure mostrategli della stoffa bianca, fategli ascoltare contemporaneamente il suono delle campane di una chiesa e probabilmente si genererà in lui un riflesso incondizionato. Forse sorriderà  pensando a quanto fosse ridicolo da bambino, perché la sua mente avrà prodotto una sensazione.
Angélie voleva scrivere un libro. Era il suo sogno fin dal momento in cui aveva poggiato per la prima volta una penna sul foglio bianco di un quaderno. Ogni volta che si ritrovava davanti un foglio a righi o a quadretti, percepiva il bisogno di riempirlo con la sua fantasia, come se fosse un universo da ricreare, come se con la sua penna si generasse un nuovo Big-bang. Così prendeva a disegnare linee sinuose riempiendole di fiori e foglie, poi ci scriveva a fianco delle frasi, le quali terminavano quasi sempre con dei puntini sospensivi.
Scrivere era la sua passione. 
Persino l’odore dell’inchiostro la faceva impazzire, ma tutte le volte che si era cimentata nella scrittura di un romanzo non era mai riuscita a completarlo.
-Scrivere è difficile. Che nessuno si iscriva a questo corso pensando di poterlo passare con facilità. Uno scrittore è una persona coraggiosa: lascia trasparire le sue emozioni pubblicamente. Scruta ogni singolo ricordo, sentimento o sensazione. Lascia che la penna gli graffi il cuore e la mente; che la sua punta di ferro gratti via la patina della routine e gli faccia scoprire cose di sé che diversamente non avrebbe mai potuto comprendere. Per questo ci vuole coraggio: quando si scrive, in qualche modo si parla di sé.
Angélie aveva fatto tesoro di quegli insegnamenti, per questo quel giorno aveva deciso: avrebbe cominciato il suo romanzo. 
Si trovava nel centro di Strasburgo, affacciata alla ringhiera di uno dei ponti che collegava le due sponde del Reno. Erano le cinque del pomeriggio di un giovedì del mese di Novembre, il fiume scorreva veloce, le persone camminavano rapidamente;
alcuni bambini piagnucolavano per non aver ricevuto dalle loro madri i dolcetti che avevano richiesto.
Angélie chiuse gli occhi e si concentrò su quei suoni, qualcosa in lei si stava generando. Poi li riaprì quel tanto che era necessario a camminare per avvicinarsi a una panetteria e sentire il profumo delle baguettes calde, e dei dolci freschi di forno.
Richiuse di nuovo gli occhi. Una musica si stava producendo nei suoi orecchi: “no rien de rien, no je ne regrette rien…”, era la canzone preferita di sua madre. Era una grande ammiratrice della Piaf, Edith Piaf. Ma da dove arrivava quella musica?
Il suono non era quello limpido prodotto dalle moderne apparecchiature: era graffiato, incostante e dispersivo. Sembrava uscire da uno di quei vecchi grammofoni. Aprì gli occhi e lo vide: da una delle case in stile alsaziano, al primo piano, si affacciava dalla finestra la tromba d’ottone di un grammofono. Il volume era al massimo ma nonostante questo, non si potevano coprire le grida prodotte nel salotto di quella casa.
-Perché mi dici questo?
-Sei una donnaccia!
Poi improvvisamente si scansò perché una di quelle auto dal muso lungo, stile anni venti la stava per investire. Si guardò intorno: non era nella Strasburgo dei suoi anni. 
Su un marciapiede un ragazzo, venditore di quotidiani, gridava forte l’imminente scoppio di una guerra. Dall’altro, uomini vestiti elegantemente con lunghi cappotti neri, un cilindro e un bastone si dirigevano in un locale dove allegre signorine, ballavano accompagnate dalla musica di un pianoforte, reggendo in una mano una coppa di champagne e nell’altra una sigaretta.
Poi fu tutto in un attimo:
-Vado via!
Strillò forte la donna che abitava la casa col grammofono. E il grido fu tale da far trasalire Angélie.
Si guardò nuovamente intorno intontita. L’atmosfera di poco prima era svanita per far spazio alla più devastante modernità. Tornò l’immagine del fiume, il profumo della panetteria e il suono dei bambini piagnucoloni.
Angélie si sentiva confusa. Poi comprese: quello che aveva avuto era un riflesso incondizionato.
Tornò a casa dopo aver comprato un quaderno nuovo, prese la sua penna migliore e cominciò a scrivere:
“Strasburgo inizio anni quaranta. Era imminente la seconda guerra mondiale, un grande amore stava per terminare…” 

martedì 6 novembre 2012

Sticky Date Pudding - AUSTRALIA

UN DESSERT CHE DA LA CARICA!!!
(per veri canguri)



Ricetta:

INGREDIENTI:
  • 2 uova
  • 250 g datteri snocciolati
  • 125 g burro
  • 1 tsp bicarbonato
  • 1 tsp estratto di vaniglia
  • 1 e 3/4 cup di farina
  • 1/4 tsp sale
  • 1 e 1/4 tsp lievito per dolci
  • 1 cup zucchero di canna
  • 1 e 1/2 cup di acqua calda

Per la salsa (toffee sauce):
  • 60 g di burro
  • 1 cup zucchero di canna
  • 1 tsp estratto di vaniglia
  • 300 ml di panna

PROCEDIMENTO:

In un recipiente inserite i datteri, il bicarbonato e l'acqua calda e fate riposare.
Intanto in un altro recipiente montate il burro con lo zucchero e la vaniglia.
Aggiungete le 2 uova (uno alla volta) e la farina mescolata con il sale e il lievito per dolci.
Infine aggiungete l'acqua con i datteri fino ad avere un composto cremoso e ben amalgamato.
Carta da forno in una tortiera; inserite il composto ed inseritelo nel forno preriscaldato a 180° per circa 45-50 min. Per quanto riguarda la cottura è importante che facciate la prova con lo stecco per vedere se il composto è asciutto.

Per la salsa:

Caramellate burro e zucchero finchè non diventa bruno.
Aggiungete la vaniglia e la panna e fate ridurre la salsa per qualche minuto.

Servire il dolce tiepido con una fetta di pudding su un letto di salsa e magari anche un pò sopra a seconda dei gusti.

ENJOY!!!


FORSE NON TUTTI SANNO CHE...:
I datteri hanno, secondo la tradizione, proprietà antinfiammatorie che si esplicano soprattutto sulle vie respiratorie; i benefici si ottengono facendo bollire un etto di datteri in mezzo litro d'acqua per alcuni minuti, dolcificando poi con miele prima di bere.
Se consumati freschi, i datteri, costituiscono un alimento molto energizzante e reintegrante dei sali minerali; sono quindi consigliati a chi pratica sport, ai bambini e per chi ha una vita molto attiva in generale.

I datteri sono molto ricchi di potassio, ne contengono addirittura più delle banane, e per questo motivo aiutano ad equilibrare il livello di liquidi nell'organismo e in più contribuiscono a mantenere in forma funzionamento del sistema cardiovascolare; la presenza di fosforo viene invece in aiuto alle nostre funzioni celebrali.

Tra le altre proprietà dei datteri troviamo anche benefici nei confronti del'acne tipica dell'età giovanile e dell'intestino.


Il Turista Goloso

Il sistema della finta

INGREDIENTI:

  • Monte Uluru;
  • Io;
  • Una tenda da campeggio;
  • Voglia di dare una svolta alla mia vita.



Se decidi di smettere di avere a che fare con la tua vita, di premere pausa, riavvolgere il nastro, magari mandarlo in avanti, o peggio cambiare videocassetta, sappi che la vita non è un VHS. Per cambiare lo scenario deve cambiare anche il protagonista. Questo l’avevo capito quando pretesi dalla mia vita che cambiasse solo lasciando il mio lavoro da quattro soldi, allontanandomi dalle tante facce note che mi circondano, dai giudizi della mia famiglia. Ma presto ricominciai ad aver necessità di uno stipendio, di una compagnia e della sicurezza degli affetti naturali, e quella trappola chiamata routine mi riavvolse nelle sue spire mortali. 
Era stato tutto inutile… 
Un giorno però guardando una partita di calcio e mi venne un’illuminazione, “un’epifania”, tanto per fare una citazione cinematografica: osservai un giocatore muovere il piede destro in avanti come a calciare il pallone, e mentre il suo avversario si sbilanciava in senso opposto nel tentativo di fermarlo, il calciatore lo dribblò col piede sinistro portandosi in avanti col pallone. Effettuò una finta insomma… 
Così pensai:  “e se facessi lo stesso con la mia vita? Se fingessi di continuare a vivere normalmente e poi d’un tratto, rompessi ogni schema, sbattessi contro il muro la mia sveglia, dicessi quel “fanculo” al mio capo che ancora mi trattengo in gola?  Per piacere, non ditemi che sono un fannullone. Non ditemi che sono fortunato ad avere uno stipendio mensile di 420 euro. Non ditemi di guardare alle cose positive della mia vita, quelle le porto sempre con me... semplicemente volevo provare a cambiare direzione. Ero perfettamente consapevole del fatto che l’esito sarebbe stato incerto e duplice: il successo o il totale fallimento. 
Nulla sorreggeva l’ipotesi del successo, mentre quella del totale fallimento era sorretta dalla convinzione che non sempre la vita dà una seconda possibilità.
Ed eccomi qui, steso su questo suolo arido con la mia tenda già bell’e montata.
In questo momento guardo il cielo rosato del Territorio del Nord, in Australia. 
Mi trovo di fronte al monte Uluru. 
Quando sono arrivato nella spianata che lo circonda, era tinto di un normalissimo marrone, ma il tramonto ha acceso su di lui come delle fiamme, o meglio lo ha ricoperto di uno strato di lava incandescente e adesso è di uno spettacolare rosso acceso. Non ci vuole molto a capire perché gli aborigeni ci tengano tanto a mantenere la sacralità di questo luogo. E’ affascinante, travolgente, ti lascia meditabondo. Ti apre le ali verso un universo infinito e te le richiude per farti atterrare… Sono passate due ore da quando ho cominciato ad ammirarlo e ancora non mi stanco: mi perdo nei miei pensieri, andando lontano con la mente per poi trasalire e ritrovarmi nel reale. 
Il cielo ha cominciato a scurire e insieme a lui si sta lentamente spegnendo anche il rosso fuoco del monte. Adesso è di un blu marino, un vero oceano di pietra. Voglio tuffarmici ancora. Mi bastano due minuti e sono di nuovo a sognare ad occhi aperti…
Ah è vero, perdonatemi! Non vi ho detto come ho fatto ad arrivare in Australia.
Dunque, dopo l’illuminazione che da oggi chiamerò il “sistema della finta” ho deciso di racimolare i miei risparmi, duemilaottocentoventotto euro, e poi li ho portati a casa.
Avevo deciso di licenziarmi ma pensai che fosse meglio chiedere un periodo di ferie, per poter recepire ancora lo stipendio e chissà, in mancanza di un’alternativa ritornare al mio fottutissimo posto di lavoro. Ero sicuro che il mio capo non me le avrebbe concesse, ma il caso volle che il mio datore fosse stato licenziato proprio il giorno prima del mio colloquio, e che avendo il nuovo direttore rilevato la situazione per cui, non mi erano state concesse ferie ormai da un anno e mezzo, ne avevo pieno diritto.
Mi collegai in rete per cercare offerte di voli low-cost, ma le prime mete rilevate erano sempre le solite: Londra, Parigi, Francoforte, Dublino… 
“Cazzo! Ho duemilaottocentoventotto euro! Andrò in Australia”, feci il biglietto e partii all’avventura. Uno zaino, una tenda e qualche t-shirt di ricambio. Avevo speso milleseicento euro per il viaggio in aereo, non avevo neanche prenotato un albergo. Il “sistema della finta” prevede di non dare alla vita occasione di cogliermi in uno schema. Se la mia vita era incerta io sarei stato incerto per la mia vita. 
Ora lo so che vi chiederete che senso ha tutto questo, ma… Non rompetemi le palle! Venite qui anche voi, montatevi la vostra tenda e mi raccomando copritevi bene che c’è un freddo cane. Poi prima di andare a dormire, fate quello che sto facendo io ora: stendetevi ad osservare il cielo stellato in completa solitudine (il parco del monte Uluru è molto grande, potrete prendervi lo spazio che volete, non ci daremo fastidio a vicenda) e ascoltate il rumore del silenzio che coincide con quello dei vostri pensieri, ma tentate di metterli a tacere. Quando ci sarete riusciti scoprirete dentro di voi una nuova sensazione: molti la chiamano pace, io la chiamo energia. 
Quando avrete annullato ogni preoccupazione, ogni ansia, ogni paura, tutto ciò che vi resterà è una grande energia, una voglia di edificare. Scoprirete che questo cielo stellato è molto di più di quello che mostra: vale ogni centesimo speso per ammirarlo.
Scoprirete che la vita è una routine fin quando noi vogliamo che lo sia. Scoprirete che la vita non è cattiva: che non vieta a nessuno la possibilità di cambiare direzione. 
Che le occasioni esistono sempre e l’ingrediente che le genera non è il lavoro, non il successo, non il denaro… ma il coraggio!
Ragazzi ora perdonatemi, sto cominciando a sbadigliare ho davvero sonno. Adesso mi richiudo nella tenda. 
Domani mi aspetta la ricerca di una nuova avventura.


Il Turista Goloso


giovedì 1 novembre 2012

Premiazione Contest di Halloween

Carissimi turisti golosi, siamo arrivati all'epilogo anche di questo contest che spero abbiate apprezzato, chi più e chi meno.
Allora le soluzioni come avrete intuito dalle ultime pubblicazioni sono:

Nazione: GALLES
Personaggio Mitologico: DRUIDO

Ed ecco a voi il podio dei primi 3 che sono riusciti a rispondere alla prima soluzione:

1° Francesco Maione - 6 punti
2° Alessandra De Simone - 5 punti
3° Lucia De Rosa - 4 punti

Per tutti gli altri ci saranno 3 punti per aver comunque partecipato.

Per l'ottima prova di Alessandra De Simone che è riuscita a rispondere a tutte le nostre richieste, di seguito inserisco la classifica totale dei punti totali considerando anche la seconda soluzione e la storia/racconto horror che vi ricordo contribuivano con 2 punti ognuno.

Alessandra 7
Francesco Maione 6
Lucia De Rosa 6
Susy De Rosa 5
Claudia De Simone 5
Monica Cerbone  5
Luigi Imparato  5
Marianna Imparato 5
Maria Trematerra 5
Gennaro Trematerra 5
Andrea Zibaldo 3
Lorena De Simone 3
Matteo Cerbone 3
Biagio De Curtis 3

Prontamente verrà aggiornata anche la classifica generale.

Unico appunto che i due proprietari del blog ci tengono a dare è un AMMONIZIONE a Maria Trematerra per quanto riguarda alcuni atteggiamenti che sono andati contro il regolamento di questo blog. Un'attenzione particolare ai prossimi che seguiranno perchè si potrà andare incontro a penalità o addirittura ad esclusioni dai contest futuri ;)

Sperando di avervi fatto passare delle piacevoli ore ed avervi fatto divertire, un saluto ed al prossimo CONTEST dal vostro

Turista Goloso