Odori, profumi, aromi e sapori… Quante volte ci riportano con la mente in luoghi lontani, passati recenti o remoti, in desideri futuri? E poi capita di perdersi in un mare di ricordi, sentimenti, emozioni e sensazioni; di cominciare a immaginare trovandoci in un labirinto di fantasie dal quale nessuno vorrebbe più uscire. Perché allora non condividere tutto? L’idea è quella del “viaggio attraverso i sapori!”, ossia attraverso un ingrediente o la ricetta di un dolce riscoprire il luogo della sua origine, indagare sulla sua storia fino ad inventarne una nuova. Così la passione per il viaggio e per il racconto, si mescola agli elementi della buona cucina. Sei una buona forchetta e hai la valigia sempre pronta? Vieni e confrontati con le nostre idee!

sabato 29 settembre 2012

Premiazione 1° Contest

Silvia Di Palo - 8 punti

Foto:
"Mmmm..meglio arrosto o all'ischitana? Vabbè ti risparmio solo perchè hai dei figli anche tu..!"


Lorena De Simone - 6 punti

Foto:
Una donna,un uomo vincolati da un forte legame e da un forte sentimento chiamato "Amore", tutto questo l'ho vissuto in un piccolo paesino della Campania: Sapri. Bellissima, piena di colori e sapori...

Marianna Imparato - 4 punti

Foto: 
Terra assetata di vita, aria tiepida intrisa di profumi speziati, colori caldi e penetranti, un mare cristallino mai visto prima, un misterioso principe d’Egitto che ti fa vivere la più grande passione della tua vita… La mia vacanza a Sharm.

3° Alessandra De Simone - 4 punti

Foto:
"Trova le differenze!!!"

Gli altri partecipanti (Annamaria De Simone, Matteo Cerbone, Miranda Mazzocchi) riceveranno 2 punti per aver gareggiato.

Annamaria De Simone
...Deliziosa Girella alla crema di nocciola ...un "dolce" Buongiorno nella bellissima isola di Hvar in Croatia =) <3

Matteo Cerbone
:Q__________ se il mondo fosse fatto di dolci.....saremmo tutti obesi!!!

Miranda Mazzocchi
"La magnifica città dei confetti" dove con un piccolo confetto tenuto in mano puoi dominare il mondo intero..."

Grazie a tutti per aver dato il vostro contributo e al prossimo Contest!!!

giovedì 27 settembre 2012

Der Kaiserschmarren - GERMANIA

LA COLAZIONE DELL'IMPERATORE

Storia:

Si narra che un giorno l'Imperatore Franz Joseph I d'Austria, di ritorno da una battuta di caccia nel tardo pomeriggio, avesse ordinato al suo cuoco qualcosa da mangiare. Sfortuna vuole che il cuoco avesse già riordinato la cucina e che, con dispiacere e malavoglia abbia improvvisato una ricetta per il suo Imperatore mischiando uova, farina e uvetta. Il risultato fu... addirittura impresentabile! E così ebbe un lampo di genio, taglio' a pezzi la frittata, la cosparse di zucchero a velo e marmellata di mirtilli. La fortuna fu decisamente con lui, perché questa ricetta piacque così tanto a Franz Josef che la inserì nel menù ufficiale di corte chiamandola appunto Kaiserschmarren.


Ricetta:



INGREDIENTI:


  • 4 uova
  • 130 g di farina
  • 80 g di zucchero di canna
  • 125 g di latte
  • 1 mela
  • 30 g di uvetta (opzionale)
  • 1 pizzico di cannella
  • zucchero a velo q.b.
  • 1 noce di burro
  • marmellata di mirtilli (opzionale)


PROCEDIMENTO:

Dividere 4 uova tra albumi e tuorli. Negli albumi aggiungere lo zucchero e montare molto bene.
In un'altra ciotola aggiungere i tuorli con il latte, la farina e la cannella.
Unire il composto alla montata di albumi mescolando dal basso verso l'alto ed aggiungere la mela tagliata a cubetti o se gradite anche l'uvetta precedentemente ammollata in acqua calda e ben strizzata.
In una padella bella larga fate sciogliere una noce di burro (anche un pò di più tanto non fa male) e inserite il composto.
Non pensate che sia la cottura di una frittata e quindi precisa ma dopo 3-4min spezzettate in 4 parti e girate i vari pezzi, senza fare acrobazie, con un unico pezzo.
Una volta cotti anche dall'altro lato noterete che i pezzi saranno belli soffici, iniziate a dividerli in altri pezzi, sempre in maniera grezza e non precisa a coltello, e continuate la cottura "condendo" con lo zucchero a velo. Versatene un po' e fatelo assorbire. Vedrete che ogni pezzo si caramellizza.
Quando sarete soddisfatti del risultato impiattate con altro zucchero a velo e se gradite con una ciotolina di marmellata di mirtilli neri.

ENJOY!!!

Ricordo bene quella notte

Ingredienti:

  • Legden: un paesino della Germania occidentale;
  • Gruppo di amici;
  • Incidente;
  • Un aiuto dall'aldilà.

Ricordo bene quella notte.

Eravamo al DerKaiserschmarren Pub. Ci incontravamo lì tutti i venerdì per una birra.
Legden è un paesino piccolo e freddo della Germania occidentale. Ci abito da quando sono nato e conosco tutti i ragazzi che vivono qui. Sono amico di tutti.
Quel venerdì stavamo festeggiando il compleanno di Sveva, aveva compiuto 25 anni, mi piaceva da morire.
-Alla nostra regina Sveva. Madre spirituale dei vichinghi, ubriaconi come noi!!!
Alexander era il mio migliore amico, gli piaceva bere a ogni occasione possibile, per lui era quello il miglior modo per festeggiare.
Ricordo che quella sera ero così ubriaco che tentai di baciare Sveva e lei mi allontanò con uno schiaffo.
-Non è così che si fa- mi disse tra le lacrime. Avevo sprecato una buona occasione.
I miei amici tornarono a casa in auto, ma io non volli andare con loro. Decisi di andare a piedi.
Avevamo bevuto molto e non era prudente mettersi alla guida. Chiesi ad Alexander di lasciare la macchina dov’era e di venire a casa con me, ma lui non mi diede ascolto.
A Legden non succedeva mai nulla, ero sicuro che se fossi svenuto per strada non mi avrebbero fatto niente e al mattino mi sarei svegliato e sarei tornato a casa a dormire.
Ero stanco, gli occhi mi pesavano e non riuscivo a distinguere bene le figure tra il dolore che sentivo alla testa, la nebbia fredda del mese di novembre e le poche luci notturne accese in paese.
Avrei dovuto camminare per poco più di un kilometro, tentavo di farlo appoggiandomi al muro.
Mettere un passo davanti all’altro era più difficile di quanto avessi creduto.
Casa mia era nei pressi di una piccola fontana costruita negli anni cinquanta, era il punto di riferimento del paese, c’erano statue di bambini posizionate intorno.
In quel punto della cittadina non era possibile circolare in auto. 
Ecco perché tutto mi parve così strano…
Ero quasi arrivato a casa, quando all’improvviso sentì una macchina correre all’impazzata. Non la vedevo, avvertivo la sua vicinanza dal rumore dell’accelerazione ed ero paralizzato dalla paura.
Mi schiacciai contro il muro sul quale ero appoggiato.
Sentii una bambina urlare. Il suo grido era stridulo e prolungato.
Poi vidi delle luci venirmi incontro: erano i fari dell’auto.
“Dio mio!” pensai. Non avevo chance, ci avrei lasciato la pelle.
E subito dopo come un’ombra nera davanti ai fari, distinsi quello che doveva essere il corpo di una bambina che era ferma a circa cinque metri da me.Potei vedere i suoi occhi sgranati dalla paura e nel giro di un istante accadde tutto: la macchina la travolse in un testa coda attuato nel tentativo di frenarsi.
Ero terrorizzato, tramortito. I miei sensi prima sopiti dall’alcool adesso si erano risvegliati tutti.
Vidi qualcuno scendere dall’auto risalirci e scappare via.  Il cuore mi batteva come se avessi corso per chilometri, ma il peggio fu l’immagine che avevo davanti a me: la bambina era a terra e mi tendeva la mano chiudendo e riaprendo le dita come a chiedermi di avvicinarmi.
-Chi è? Cosa devo fare?
La paura non mi permetteva di razionalizzare. Poi mi feci coraggio e mi avvicinai a lei.
-Come ti chiami?- le chiesi ma lei rispose chiamando il suo papà.
-Ascoltami andrà tutto bene te lo prometto.
Non sapevo cosa fare. L’ospedale più vicino era a un’ora di distanza, cercavo il mio cellulare… non lo trovavo, gridavo, ma improvvisamente mi resi conto di non essere dove credevo.
Ero sull’autostrada fuori città.
-Cosa ci faccio qui?
-Ti prego aiutami
Gridai aiuto con tutte le mie forze, ma eravamo solo io e lei nel nulla della notte. Nessuno mi avrebbe sentito.
-Aspettami qui! Vado a cercare aiuto
-Per piacere- mi disse tra le lacrime e singhiozzando- non te ne andare ho paura!
-Devo cercare soccorso!
-No ti prego!
Mi strinse forte la mano per impedire che me ne andassi. Ricordo ancora quella stretta che si faceva sempre più debole, più debole, ancora più lieve finché la mano cadde e io capii che era morta.
Mi si riempirono gli occhi di lacrime, ma proprio mentre ero sul punto di scoppiare a piangere quella bambina scomparì in una nuvola di fumo, confondendosi nella nebbia che mi circondava.
Non capivo: chiusi gli occhi e cominciai a pregare istintivamente, non lo facevo da quando ero bambino.
Poi trovai il coraggio di riaprirli, e quando lo feci, ero schiacciato sullo stesso muro sul quale mi stavo appoggiando poco prima sulla strada verso casa. Di lì a dieci metri c’era la fontana con i bambini, la nebbia si stava lentamente diradando e potevo distinguerne i soggetti. Avevo ancora gli occhi bagnati di lacrime. Una sensazione di umidità e calore tra le gambe mi fece capire che non avevo saputo trattenermi.
Poi la vidi. Stava accarezzando i capelli di uno dei bambini della fontana. Si avvicinò a me a passo normale.
Pensai che fosse troppo! Le lacrime già non bastavano cominciai a singhiozzare.
-Chi sei?- gridai forte sperando di darmi un coraggio che non riuscivo più a trovare.
La bambina di qualche istante prima si stava avvicinando a me e mi sorrideva. Tentai di scappare, ma mi sentivo pesantissimo, sudavo freddo e piangevo come un ragazzino. Il complesso di paura, stupore e ubriachezza stava per farmi perdere i sensi, quando la bambina giunse su di me e mi baciò la guancia.
Quel gesto mi tranquillizzò.
-Se tu fossi stato con me quel giorno non avrei avuto così tanta paura nell’ora della mia morte. Sono Sarah, ho dodici anni e quella sera stavo solo cercando il mio cane che era scappato di casa. I miei genitori erano a casa di amici per la cena, e io decisi di andare a cercarlo. Non sapevo fosse tanto pericoloso questo posto. Poi è successo tutto così in fretta. Il sangue continuava a scorrere dalla testa,  gridai per un paio di volte, ma nessuno poté sentirmi. Il dolore acuto che avevo alla testa si diffuse presto in tutto il corpo. Morire da una sensazione stranissima. Senti scivolare via da te qualcosa a cominciare dai piedi, poi dalle gambe, dalla pancia, dalle spalle e quando arriva alla testa puoi già vedere il tuo corpo morto.
-Ascoltami! Per me non ci sono più speranze, ma per i tuoi amici si! L’uomo che mi uccise, si era messo ubriaco alla guida, anche i tuoi amici lo hanno fatto e stanotte si sono schiantati contro un muro. Tre sono svenuti e uno è in gravissime condizioni. Sta perdendo molto sangue, chiama un’ambulanza e non ce la faranno! Questo è l’indirizzo a cui devi mandarla…
E mi diede un indirizzò che si stampò preciso nella mia memoria.
-Non posso ho paura!- dissi tra le lacrime, ma lei mi guardò con occhi di fuoco e disse:
-Ho detto chiamala!
Mi alzai per lo spavento e scappai verso casa.
Quando entrai a casa la prima cosa che feci fu chiamare l’ambulanza che trasse in salvo i miei amici.
Sopravvissero tutti. Beh uno di loro con una grossa cicatrice sulla fronte, ma è vivo fortunatamente.
Quando mi chiesero come avessi saputo dell’incidente dato che non ero con loro, semplicemente dissi che l’avevo sognato. Avevo paura non credessero alle mie parole.
Oggi sono qui, di fronte alla tua tomba cara Sarah.
Non so perché hai scelto di apparire a me, non so come queste cose siano possibili.
Eccoti i miei fiori.
Non ti ridaranno la vita che hai perduto, ma sai una cosa? Io e i miei amici non ci ubriachiamo più da quella sera.Grazie di tutto.
Spero di rivederti un giorno.

domenica 23 settembre 2012

Basbousa - EGITTO

UNA SQUISITEZZA FARAONICA
(sfida Alex De Simone)

Ricetta:


INGREDIENTI:
  • 375ml acqua
  • 650 g zucchero semolato
  • succo di un limone (media grandezza)
  • 115 g di burro a temperatura ambiente
  • 400 g di semolino
  • 250 g di yogurt bianco intero
  • 1 1/4 tsp bicarbonato
  • mandorle pelate q.b. 


PROCEDIMENTO:
In un pentolino preparate uno sciroppo inserendo l'acqua, il succo del limone e lo zucchero.
Sciogliete per bene lo zucchero e quando sarà arrivato a bollore, continuate la cottura per 10 minuti. Dopodichè spegnete il fuoco.
In una ciotola miscelate per bene il semolino, il bicarbonato, lo yogurt e quasi tutto il burro (ve ne servirà un po' anche per ungere la teglia).
A questo punto aggiungete un pò alla volta lo sciroppo e mescolate grossolanamente fino ad arrivare alla consistenza di una purea
(ne liquido e ne troppo duro), lasciate da parte il restante sciroppo.
Ungete una teglia col burro, ed inserite il composto cercando di ottenere una superficie liscia.
Effettuate dei quadrati di 5cm circa per lato incidendo l'impasto con un coltello (non tagliandolo completamente).
Applicate su ogni quadrato una mandorla pressandola nell'impasto e mettete il tutto in forno preriscaldato a 180°C per 35-40 minuti, fino quando i Basbousa non saranno dorati in superficie.
Ora tagliate completamente i quadrati e infornate di nuovo per 10 minuti. A questo punto non vi resta che versare tutto lo sciroppo rimasto sul dolce e aspettare 5min prima di servirlo leggermente tiepido mi raccomando.

NB: per avere un uniformità di assorbimento dello sciroppo da parte del dolce, versatene un mestolo ed aspettate 10 minuti prima di versarne un altro.

OPZIONALE: Potete aromatizzare il dolce con estratto di mandorla o farina di cocco (ca. 80gr per questa dose).


ENJOY!!!


FORSE NON TUTTI SANNO CHE...: 
Mettendo dentro un frigorifero una scatola aperta di bicarbonato riuscirete in maniera naturale ad eliminare o assorbire gli odori all'interno.

Caro diario...

Ingredienti:
·         1 Ragazza: Alina
·         Sharm El Sheik
·         Barriera corallina
·         Blue Hole

3 Settembre 2011 Sharm El Sheik

Caro diario, stanotte finalmente è passato tutto.
Ero sul punto di farlo ancora, nessuno mi avrebbe fermato e io avrei dimostrato a me stessa ancora una volta che avrei potuto essere al posto suo...
L’acqua del Mar Rosso è indescrivibile: di giorno è di un azzurro cielo rassicurante, ricco di creature meravigliose. Si lascia visitare e ti accoglie  abbracciando tiepidamente tutto il tuo corpo e ricoprendolo col suo manto liquido e salino. Ma poi guardi lontano e vedi una macchia. La tua curiosità viene colpita da un cambiamento di colore e la tua calma è turbata. Una porta sull’inferno al centro di un paradiso di colori. Questa parte di Mar Rosso è più simile a me di quanto potessi immaginare.
Ieri mi ci sono fermata sopra accompagnata da Abdel Ahid col suo gommone.
-Ahid stavolta voglio calarmi di notte- gli ho detto, e lui mi ha risposto di non essere stupida:
-Signorina Alina per favore!
Aveva pienamente ragione.Era pericoloso, ma non per quello che lui pensava.
Caro diario quanto mi sento confusa! Ho rimesso in gioco il mio equilibrio, ne varrà la pena?
Ieri pomeriggio l’ho chiamato in Italia. Marco era preoccupatissimo, mi ha detto che non avrebbe più sopportato comportamenti simili da me. La settimana scorsa sono partita senza salutarlo e ieri l’ho chiamato per dirgli quali erano le mie intenzioni: volevo calarmi di notte nel Blue Hole.
-Se vuoi morire fammi almeno la cortesia di non dirmi come né quando! Ti rendi conto che mi spezzi il cuore ogni volta? Sai cosa significa sentire di non sapere se domani ti avrò ancora con me? E per cosa poi? Cresci, maledetta bambina! O dimenticati di me! Mi stai facendo morire…
Sento ancora la sua voce rotta dal pianto nella mia testa, ma è stato più forte di me.
Di notte ho pagato Ahid per accompagnarmi sul buco infernale. 
Avevo l’attrezzatura pronta e la torcia accesa. L’aria era fresca e pungente, ma la avvertivo solo sul viso, la muta riscaldava il resto del corpo.
Sentivo un nodo allo stomaco.
Mi ripetevo che se l’avessi fatto avrei dimostrato ancora una volta a me stessa la mia colpevolezza.
Dovevo avere coraggio.
Poi mi sono venute in mente le parole di Marco, quello che mi disse il giorno del litigio, quando ho deciso di partire:
-Alina, non c’è più spazio per me nella tua vita. Dimmi: cosa sono io per te? E cosa posso fare? Mi hai escluso da tutto. Non pretendo di cancellare il tuo dolore. Tuo fratello ti mancherà per sempre, ma tu non devi pagare per la sua morte! Basta! Ti stai facendo del male e stai distruggendo la nostra vita…
Caro diario, ti ricordi? 
Ti scrissi che dovevamo sposarci un anno fa. Poi è successo.
Francesco è morto in quell’incidente al posto mio. Le mie amiche mi avevano regalato un volo in paracadute come ultima follia prima del matrimonio, ma io sono stata vigliacca e ho chiesto a mio fratello di approfittare.
E’ morto  a causa mia. Non me lo perdonerò mai.
Ma stanotte sul gommone pochi secondi prima di tuffarmi mi sono tornate in testa quelle parole: “mi stai facendo morire”.
Non mi sono più tuffata.
Ho pianto. Ho pianto tutta la notte. 
Con le lacrime doveva scorrere via da me un anno di rimpianti.
Sono tornata in albergo e ho pianto ancora, ho chiamato Marco che erano le tre del mattino e gli ho chiesto perdono un centinaio di volte.
Lui mi ha capita, mi ha aiutata, mi ha salvata.
Caro diario, non so se passerà mai il dolore per mio fratello.
Non so se lui mi ha perdonato per avergli rubato il tempo.Vorrei tanto di si.
A volte sento di star vivendo una vita che spettava a lui.Non la merito.
Ma io amo Marco, non posso distruggere anche lui.
Caro diario sono le undici del mattino del 3 settembre. Stanotte per la prima volta dopo un anno ho dormito tranquilla.

 3 Settembre 2012 Sharm El Sheik

-Amore vuoi sposarmi?
Che cretino! Me l’ha chiesto di nuovo.
-Tesoro ci siamo sposati l’altro ieri ti ricordi?
Mi ha risposto che d’ora in avanti me lo chiederà ogni giorno.
Quando l’ho ascoltato l’ho baciato, lui mi ha preso la mano e ci siamo tuffati dal gommone.
La barriera corallina del Blue Hole è molto meglio se vista di giorno.
Caro diario Marco mi ha ridato la vita. Se mi fossi lanciata in quel fondale oscuro, mi sarei persa per sempre nell’abisso della mia infelicità. 
Marco mi ha aiutata, mi ha fatto ritrovare. 
Stavo giocando con la morte, ma lui l’ha allontanata da me e mi ha insegnato a essere felice.

(Sfida di Alex De Simone)

venerdì 14 settembre 2012

Immagina il tuo mondo !

Ingredienti:
·         Milwaukee, in Wisconsin
·         Un giovane libraio
·         Una Carrot Cake
·         Drastici cambiamenti


Seduto in una caffetteria tra la trentaquattresima e la quinta di Downing Street, in un fresco mattino autunnale, Will aveva ordinato un cappuccino mentre distrattamente sfogliava il suo quotidiano.
Erano le sette e un quarto e di lì a poco avrebbe dovuto aprire la sua libreria  “Imagine your world”.
Era arrivato a Milwaukee nel Wisconsin su richiesta di suo padre.
-La filiale che tuo fratello ha aperto a Manhattan, va alla grande! E quella che tuo cugino Frank ha aperto a Chicago si muove piuttosto bene. Vedrai che nel giro di pochi anni diventerà la catena di librerie più importante al mondo!
Suo padre era un ambizioso libraio di Gloucester in Galles. Aveva realmente una grande passione per i libri, era esperto in tutto ciò che riguardasse la materia. La libreria di famiglia, dove Will aveva appreso i segreti del mestiere, era un vero e proprio museo di edizioni autografate e prime stampe. C’erano romanzi di tutti i tipi: Immagina il tuo mondo.
In libreria si vendevano solo romanzi di successo o di autori che avevano intrapreso “il tortuoso sentiero dell’oscura selva dell’animo umano”, come diceva sempre il padre di Will riprendendo un passo celebre di uno dei suoi libri preferiti.
Il ragazzo aveva vent’otto anni e una gran voglia di prendere in mano le redini dell’attività di famiglia, ma non gli piaceva l’idea di suo padre di creare una catena di negozi, gli sembrava qualcosa di commerciale, materiale, contro lo spirito di quello che gli aveva trasmesso: “I libri non dovrebbero avere un prezzo” gli diceva sempre il suo vecchio, e invece stavano dando un prezzo a troppe cose.
-Forse potrei…
-Le porto solo un cappuccino?
Will pensava a come rendere quell’attività qualcosa che si avvicinasse più al suo modo di pensare. Aveva già immaginato come sarebbe stato concedere un giorno di lettura gratuita ai bambini, probabilmente il sabato quando non c’era scuola! Così si sarebbero avvicinati alla lettura, magari spinti dalle madri… O avrebbe potuto creare club di lettura per ragazzi, club a tema con gruppi di discussione su romanzi gialli o dell’orrore, sul genere fantasy o sul romanzo rosa.
Si! Avrebbe direzionato l’attività su qualcosa di buono.
-Signore mi scusi, le chiedevo se vuole solo un cappuccino!
Tutto intorno era così movimentato e commerciale. Già dalle sette del mattino c’erano auto ovunque, rumore di claxon nervosi, frenate improvvise, l’aria fresca si confondeva con lo smog  creato dai gas di scarico.
-Dove sono i prati del mio Galles? Il cielo cupo e piovoso ma così dannatamente romantico? E le case e le cattedrali intrise di storia, le strade evocative di ricordi nascosti nell’anima e tramandati per generazioni…
Dov’è la storia di questo paese? Cosa si troverebbe scavando sotto i suoi grattacieli? Mio Dio, dove sono andato a finire… Non sopravvivrò a questa città, lo so. Anche il mare qui è differente…
-Signore!
Il tono feroce della cameriera lo fece trasalire.
-No, bene… allora… mi scusi cosa vuole?
La cameriera buffò spazientita, e Will pensò fosse maleducata.
-Mi ascolti: lei ha ordinato un cappuccino ma sono già dieci minuti che ha ancora lo sguardo fisso sul menu! Le chiedevo solo se per caso non vuole nient’altro! Come può vedere abbiamo molti clienti e non possiamo prendere ordinazioni in due momenti…
-Ah bene, allora mi dia solo un altro minuto!
“Cheescake ai lamponi, Chocolate Chip Cookies, Carrot Cake, Muffin al…”
-Carrot cake? Avete la torta di carote?
La cameriera lo guardò spazientita. La sua espressione diceva chiaramente: C’è scritto sul menu cazzo! Credi che lo scriveremmo se non fosse così?
Ma lei non poteva capire. La torta di carote veniva dal suo paese, dalle sue tradizioni e dalla sua cucina.
-Signorina, lei mi ha convinto! Resterò qui a Milwaukee! Mi porti una Carrot Cake e faccia presto per favore, devo andare ad aprire la libreria qui di fronte…

Racconto viennese !

Ingredienti:
·         Una Pasticceria nel centro di Vienna
·         I miei nonni
·         Tanto cioccolato
·         Ricordi d'infanzia

“Erinnerungen von Schokolade” era il nome della pasticceria dei miei nonni. Ora che sono costretto a passarci davanti ogni giorno per recarmi sul posto di lavoro, mi assale sempre un po’ di malinconia.
–Un giorno sarai tu l’erede dell’attività!- mi ripeteva mio nonno, ma mio padre voleva che studiassi medicina e io gli diedi ascolto.
I miei cugini non hanno mai apprezzato l’attività di famiglia come me.
Risultato? Il mese prossimo il locale diventerà uno dei tantissimi pub già presenti in città.
Ma sapete la verità?
A Vienna non c’è anima viva che non conosca questa leggendaria pasticceria! Voglio raccontarvi il perché.
-Ragazzo! Stanotte sarai dei nostri?
-Che intendi dire?- chiesi a mio nonno.
-Ho bisogno che tu venga in laboratorio, ormai sei pronto per imparare
-Ma nonno! Lo sai che papà si incazzerà!
-E tu non glielo dire no? Coglione!
Mio nonno era un tipo molto sui generis, uno dei vecchietti più arzilli della capitale, quando girava per strada il suo fascino attraevagiovani donne o attempate signore, ma lui aveva occhi solo per la sua regina, mia nonna.
Quando mi chiese di lavorare con lui quella volta avevo quindici anni.
Una signorotto facoltoso del nostro quartiere gli aveva commissionato la preparazione del rinfresco per la festa di compleanno di uno dei suoi figli: Alexander, che era nella mia stessa classe nel liceo privato di Saint Peter.
–Ci vediamo stasera alle dieci in laboratorio! Inventa una scusa per tuo padre, ti prego, non facciamolo innervosire!- mi strizzò l’occhio e poi se ne andò. Dissi a mio padre che avrei dormito a casa di un amico e poi mi recai a destinazione.
Era la prima volta che ci entravo, non avevo mai visto nulla di simile: un ampio salone di forma quadrata conil pavimento ricoperto di fasce di parquet di differenti colori le quali formavano un disegno il cui centro corrispondeva a quello della sala. Pendente dall’alto soffitto un grosso lampadario in ferro battuto emanava una luce abbastanza forte da illuminare tutto l’ambiente. Una delle quattro pareti era occupata da mensole di legno lunghe quanto la parete stessa, sulle quali si trovavano vasi di ceramica decorati con motivi floreali e con scritte in corsivo nero che dicevano: Uva passa, farina, zucchero, zucchero di canna, cannella. C’era insomma ogni specie di spezia o ingrediente che potesse essere conservato in un simile recipiente.
Sulla parete opposta invece era un inferno di fuochi e fiamme dei fornelli e dei grossi forni, che sprigionavano insieme al calore aromi di indicibile squisitezza. Dal pentolame rovente esalavano nuvole di fumo, che venivano attirate dalle grosse eliche di legno che fungevano, insieme agli aeratori della stanza, da ventilatori. Al centro del salone, due grandi tavolate di marmo bianco poggiate su di una grossa base in legno scuro.
Sopra ci lavoravano almeno una ventina di aiutanti dei mie nonni.
-Assaggia questo! 
Non ebbi neanche il tempo di entrare che mia nonna mi infilò in bocca un dito ricoperto di cioccolato, non provai nemmeno a scansarmi sarebbe stato inutile, e comunque era buonissimo. Tutti i dolci che preparammo quella notte erano a base di cioccolato, era la richiesta del cliente: Cioccolato e carote, cioccolato e pera, cioccolato e riso.
Senza che si cadesse nella banalità di cose già viste, stavamo preparando dolci che sembravano uscire dalle porte del paradiso.
Alle sei del mattino era tutto pronto.
Le tavole prima inzaccherate di cacao, marmellate, farina e altro, ora erano ricoperte di vassoi di dolci che aspettavano solo di essere impacchettati, e al centro in dimensioni polifemiche, la torta Sacher per cui la pasticceria era famosa.
-Avremmo fatto invidia ai cuochi della principessa Sissi!
Mia nonna guardava ammirata il risultato della sua opera. Aveva già dato ordine ai suoi aiutanti di chiudere tutti i pacchi e di portarli in pasticceria.
Avevamo quasi ultimato il lavoro quando (cazzo! Perché lo feci? Me lo chiedo ancora) dissi a mio nonno:
-Sai! Sono l’unico della mia classe a non essere stato invitato alla festa. Mi hanno deriso dicendo che al massimo avrei potuto servire i dolci di mio nonno!-
Mio nonno mi sorrise calmo e poi gridò agitatissimo:
-Fermate tutto brutti coglioni!!! Fermatevi! Vi ho detto di fermarvi, cazzo!!!
Ricordo che ebbi paura della veemenza che usò nel dare quell’ordine.
-Ragazzo mio, adesso vai a riposare a casa e torna qui alle cinque del pomeriggio.
Non ebbi il coraggio di contraddirlo, in più ero stanco e assonnato feci come lui mi aveva chiesto. Poi dopo una bella dormita, prima che mio padre tornasse da lavoro e scoprisse che non ero andato a scuola, andai alla pasticceria di mio nonno, e non potei credere a quello che vedevo: fuori del locale c’erano tavoli lunghissimi disposti sul marciapiede, e sopra tutto quello che avevamo preparato durante la notte.
-Nonno ma…
-Ragazzo sono fiero di te! Senza di te stanotte non ce l’avremmo mai fatta a terminare in tempo! Guarda sono tutti felici oggi!
Mio nonno aveva deciso di distribuire i dolci gratuitamente ai passanti, mi raccontò che la mattina aveva telefonato al padre di Alexander per dirgli di insegnare a suo figlio che tra un medico e un pasticciere non c’è nessuna differenza: entrambi a modo loro lavoravano per far felici le persone.
-Che andasse a farsi fottere!
Risi.
Mio nonno era un grande, e tutta la città si sarebbe ricordata di lui a lungo.

lunedì 10 settembre 2012

Carrot Cake - INGHILTERRA

LA TORTA ANGLOSASSONE PER ECCELLENZA!


Storia:


Le carote sono state utilizzate in torte e dolci fin dal medioevo. In questo periodo i prodotti dolcificanti erano scarsi e costosi e così si ebbe un ampio utilizzo dolciario delle carote che ad eccezione della barbabietola da zucchero sono l'ortaggio a maggior contenuto di zucchero.L' origine della Carrot Cake è controversa. Si pensa provenga dalla Norvegia, ma la popolarità di questo dolce ebbe il suo consacramento in Gran Bretagna dovuto era parte del razionamento quotidiano durante la seconda guerra mondiale.
Dopo la guerra  la Carrot Cake divenne  comunemente disponibile nei ristoranti e nelle caffetterie fin anche degli Stati Uniti nei primi anni '60. Poco apprezzato all'inizio, col passare del tempo conquistò la gola di così tante persone da diventare “dolce a tariffa standard” com’era per esempio il caffè o la torta di mele.
Nel 2005, l' American-based Food Network trovò una variante della torta di carote farcita con una glassa al formaggio dolce, divenendo così uno tra i primi 5 alimenti di successo del 1970.
Si dice in giro che la Carrot Cake per i suoi profumi e sapori sia la torta della passione, inoltre è stata votata come il dolce preferito nel Regno Unito, secondo un sondaggio di Radio Times nel 2011.
Un'altra storia, afferma invece che negli USA ci fu un'eccedenza di produzione di carote in scatola. Per questo un uomo d'affari di nome George C. Page assunse maestri fornai per trovare un utilizzo efficace di questo ingrediente. In qualche modo fu promossa l'idea della torta di carote per contribuire a incrementare la domanda del prodotto stesso, e per realizzare ciò si pose sul retro delle lattine la ricetta di questa fantastica torta.

Ricetta:

Ingredienti per la torta:
·         4 Uova
·         200gr Miele
·         100 g Zucchero di canna
·         216 g Olio di arachidi
·         250 g Farina 00
·         2 tsp Lievito per dolci
·         1 tsp Cannella
·         1/2 tsp Sale
·         1/2 tsp Bicarbonato
·         1/2 tsp Noce Moscata
·         350 g Carote a julienne
·         100 g Uvetta
·         100 g Noci tritate
Per la crema icing:

·         160 g Philadelphia
·         30 g Burro
·         345 g Zucchero a velo
·         1 tsp Estratto di vaniglia
·         1 tsp Limone grattugiato
·         1 Tbsp Latte(opzionale)
Preparazione torta:
In una ciotola inserite: uova, olio, zucchero e miele, poi con le fruste elettriche montate il tutto per circa 5-10 minuti.
Una volta montato inserite setacciando: farina, lievito per dolci, cannella, bicarbonato, noce moscata.
Il sale mettetelo normalmente perchè non passerà dal setaccio. Incorporate le farine dal basso verso l'alto con una spatola per non smontare il composto.
Una volta avuto un composto omogeneo inserite le carote, l'uvetta, precedentemente lasciata in ammollo nell'acqua per pulirla (aggiungetela strizzando bene ed infarinandola leggermente) e le noci leggermente tritate.
Preparate una teglia rettangolare, ricavate con la carta da forno la forma della base della teglia imburrando solo i lati della stessa.
Mi raccomando infornate a forno già caldo, la cottura è a 170°C per circa 35-40 minuti. L'interno dell'impasto dovrà essere asciutto (provarlo con uno stuzzicadenti).

Preparazione crema icing:
Con le fruste elettriche frullate burro e philadelphia fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso.
Inserite la vanillina e la buccia grattuggiata di un limone.
Dopodichè incorporate lo zucchero a velo poco a poco fino ad ottenere un composto montato e cremoso. Se avete delle fruste potenti o una macchina la montatura sarà perfetta. 

La crema comunque risulterà buonissima.
Mi raccomando!!!Il quantitativo di crema da aggiungere dipende dal gusto personale.

ENJOY!!!