Odori, profumi, aromi e sapori… Quante volte ci riportano con la mente in luoghi lontani, passati recenti o remoti, in desideri futuri? E poi capita di perdersi in un mare di ricordi, sentimenti, emozioni e sensazioni; di cominciare a immaginare trovandoci in un labirinto di fantasie dal quale nessuno vorrebbe più uscire. Perché allora non condividere tutto? L’idea è quella del “viaggio attraverso i sapori!”, ossia attraverso un ingrediente o la ricetta di un dolce riscoprire il luogo della sua origine, indagare sulla sua storia fino ad inventarne una nuova. Così la passione per il viaggio e per il racconto, si mescola agli elementi della buona cucina. Sei una buona forchetta e hai la valigia sempre pronta? Vieni e confrontati con le nostre idee!

venerdì 14 settembre 2012

Racconto viennese !

Ingredienti:
·         Una Pasticceria nel centro di Vienna
·         I miei nonni
·         Tanto cioccolato
·         Ricordi d'infanzia

“Erinnerungen von Schokolade” era il nome della pasticceria dei miei nonni. Ora che sono costretto a passarci davanti ogni giorno per recarmi sul posto di lavoro, mi assale sempre un po’ di malinconia.
–Un giorno sarai tu l’erede dell’attività!- mi ripeteva mio nonno, ma mio padre voleva che studiassi medicina e io gli diedi ascolto.
I miei cugini non hanno mai apprezzato l’attività di famiglia come me.
Risultato? Il mese prossimo il locale diventerà uno dei tantissimi pub già presenti in città.
Ma sapete la verità?
A Vienna non c’è anima viva che non conosca questa leggendaria pasticceria! Voglio raccontarvi il perché.
-Ragazzo! Stanotte sarai dei nostri?
-Che intendi dire?- chiesi a mio nonno.
-Ho bisogno che tu venga in laboratorio, ormai sei pronto per imparare
-Ma nonno! Lo sai che papà si incazzerà!
-E tu non glielo dire no? Coglione!
Mio nonno era un tipo molto sui generis, uno dei vecchietti più arzilli della capitale, quando girava per strada il suo fascino attraevagiovani donne o attempate signore, ma lui aveva occhi solo per la sua regina, mia nonna.
Quando mi chiese di lavorare con lui quella volta avevo quindici anni.
Una signorotto facoltoso del nostro quartiere gli aveva commissionato la preparazione del rinfresco per la festa di compleanno di uno dei suoi figli: Alexander, che era nella mia stessa classe nel liceo privato di Saint Peter.
–Ci vediamo stasera alle dieci in laboratorio! Inventa una scusa per tuo padre, ti prego, non facciamolo innervosire!- mi strizzò l’occhio e poi se ne andò. Dissi a mio padre che avrei dormito a casa di un amico e poi mi recai a destinazione.
Era la prima volta che ci entravo, non avevo mai visto nulla di simile: un ampio salone di forma quadrata conil pavimento ricoperto di fasce di parquet di differenti colori le quali formavano un disegno il cui centro corrispondeva a quello della sala. Pendente dall’alto soffitto un grosso lampadario in ferro battuto emanava una luce abbastanza forte da illuminare tutto l’ambiente. Una delle quattro pareti era occupata da mensole di legno lunghe quanto la parete stessa, sulle quali si trovavano vasi di ceramica decorati con motivi floreali e con scritte in corsivo nero che dicevano: Uva passa, farina, zucchero, zucchero di canna, cannella. C’era insomma ogni specie di spezia o ingrediente che potesse essere conservato in un simile recipiente.
Sulla parete opposta invece era un inferno di fuochi e fiamme dei fornelli e dei grossi forni, che sprigionavano insieme al calore aromi di indicibile squisitezza. Dal pentolame rovente esalavano nuvole di fumo, che venivano attirate dalle grosse eliche di legno che fungevano, insieme agli aeratori della stanza, da ventilatori. Al centro del salone, due grandi tavolate di marmo bianco poggiate su di una grossa base in legno scuro.
Sopra ci lavoravano almeno una ventina di aiutanti dei mie nonni.
-Assaggia questo! 
Non ebbi neanche il tempo di entrare che mia nonna mi infilò in bocca un dito ricoperto di cioccolato, non provai nemmeno a scansarmi sarebbe stato inutile, e comunque era buonissimo. Tutti i dolci che preparammo quella notte erano a base di cioccolato, era la richiesta del cliente: Cioccolato e carote, cioccolato e pera, cioccolato e riso.
Senza che si cadesse nella banalità di cose già viste, stavamo preparando dolci che sembravano uscire dalle porte del paradiso.
Alle sei del mattino era tutto pronto.
Le tavole prima inzaccherate di cacao, marmellate, farina e altro, ora erano ricoperte di vassoi di dolci che aspettavano solo di essere impacchettati, e al centro in dimensioni polifemiche, la torta Sacher per cui la pasticceria era famosa.
-Avremmo fatto invidia ai cuochi della principessa Sissi!
Mia nonna guardava ammirata il risultato della sua opera. Aveva già dato ordine ai suoi aiutanti di chiudere tutti i pacchi e di portarli in pasticceria.
Avevamo quasi ultimato il lavoro quando (cazzo! Perché lo feci? Me lo chiedo ancora) dissi a mio nonno:
-Sai! Sono l’unico della mia classe a non essere stato invitato alla festa. Mi hanno deriso dicendo che al massimo avrei potuto servire i dolci di mio nonno!-
Mio nonno mi sorrise calmo e poi gridò agitatissimo:
-Fermate tutto brutti coglioni!!! Fermatevi! Vi ho detto di fermarvi, cazzo!!!
Ricordo che ebbi paura della veemenza che usò nel dare quell’ordine.
-Ragazzo mio, adesso vai a riposare a casa e torna qui alle cinque del pomeriggio.
Non ebbi il coraggio di contraddirlo, in più ero stanco e assonnato feci come lui mi aveva chiesto. Poi dopo una bella dormita, prima che mio padre tornasse da lavoro e scoprisse che non ero andato a scuola, andai alla pasticceria di mio nonno, e non potei credere a quello che vedevo: fuori del locale c’erano tavoli lunghissimi disposti sul marciapiede, e sopra tutto quello che avevamo preparato durante la notte.
-Nonno ma…
-Ragazzo sono fiero di te! Senza di te stanotte non ce l’avremmo mai fatta a terminare in tempo! Guarda sono tutti felici oggi!
Mio nonno aveva deciso di distribuire i dolci gratuitamente ai passanti, mi raccontò che la mattina aveva telefonato al padre di Alexander per dirgli di insegnare a suo figlio che tra un medico e un pasticciere non c’è nessuna differenza: entrambi a modo loro lavoravano per far felici le persone.
-Che andasse a farsi fottere!
Risi.
Mio nonno era un grande, e tutta la città si sarebbe ricordata di lui a lungo.

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